Non escludere dalla politica le più alte aspirazioni umane

di Papa Francesco (dal discorso in Kazakistan)

(dal discorso) di Papa Francesco

Lo scorso 15 settembre, a conclusione del viaggio apostolico in Kazakhstan, Papa Francesco ha tenuto un discorso pubblico in cui ha unito, pur nella distinzione, le parole “politica” e “trascendenza”. Quel passaggio del discorso è stato per noi una grande, felice sorpresa, visto il dialogo che avevamo avviato, e ora le riflessioni e le argomentazioni di Papa Francesco ci spronano a ulteriori approfondimenti. Il discorso da cui è stato tratto lo stralcio che qui presentiamo è stato pronunciato dopo la lettura della Dichiarazione finale del VII congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, svoltosi in Kazakhstan

Il Kazakhstan, nel cuore del grande e decisivo continente asiatico, è stato il luogo naturale per incontrarci. La sua bandiera ci ha rammentato la necessità di custodire un sano rapporto tra politica e religione. Infatti, se l’aquila dorata, presente nel vessillo, ricorda l’autorità terrena, richiamando imperi antichi, lo sfondo blu evoca il colore del cielo, la trascendenza. C’è dunque un legame sano tra politica e trascendenza, una sana coesistenza che tenga distinti gli ambiti.

Distinzione, non confusione né separazione. “No” alla confusione, per il bene dell’essere umano, che ha bisogno, come l’aquila, di un cielo libero per volare, di uno spazio libero e aperto all’infinito che non sia limitato dal potere terreno. Una trascendenza che, d’altro canto, non deve cedere alla tentazione di trasformarsi in potere, altrimenti il cielo precipiterebbe sulla terra, l’oltre divino verrebbe imprigionato nell’oggi terreno, l’amore per il prossimo in scelte di parte. “No” alla confusione, dunque. Ma “no” anche alla separazione tra politica e trascendenza, in quanto le più alte aspirazioni umane non possono venire escluse dalla vita pubblica e relegate al solo ambito privato. Perciò, sia sempre e ovunque tutelato chi desidera esprimere in modo legittimo il proprio credo.

Quante persone, invece, ancora oggi sono perseguitate e discriminate per la loro fede! Abbiamo chiesto con forza ai governi e alle organizzazioni internazionali competenti di assistere i gruppi religiosi e le comunità etniche che hanno subito violazioni dei loro diritti umani e delle loro libertà fondamentali, e violenze da parte di estremisti e terroristi, anche come conseguenze di guerre e conflitti militari. Occorre soprattutto impegnarsi perché la libertà religiosa non sia un concetto astratto, ma un diritto concreto. Difendiamo per tutti il diritto alla religione, alla speranza, alla bellezza: al Cielo. Perché non solo il Kazakhstan, come proclama il suo inno, è un «dorato sole nel cielo», ma ogni essere umano: ciascun uomo e donna, nella sua irripetibile unicità, se a contatto con il divino, può irradiare una luce particolare sulla terra.

Perciò la Chiesa cattolica, che non si stanca di annunciare la dignità inviolabile di ogni persona, creata “a immagine di Dio” (cfr Gen 1,26), crede anche nell’unità della famiglia umana. Crede che «tutti i popoli costituiscono una sola comunità, hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra» (Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 1). Per questo, sin dagli inizi di questo Congresso, la Santa Sede, specialmente attraverso il Dicastero per il Dialogo Interreligioso, vi ha partecipato attivamente. E vuole continuare così: la via del dialogo interreligioso è una via comune di pace e per la pace, e come tale è necessaria e senza ritorno. Il dialogo interreligioso non è più solo un’opportunità, è un servizio urgente e insostituibile all’umanità, a lode e gloria del Creatore di tutti.

Si può leggere il testo integrale di Papa Francesco sul sito vatican.va. Questo il link:

Viaggio Apostolico in Kazakhstan: Lettura della Dichiarazione finale e conclusione del Congresso presso il "Palazzo della Pace e della Riconciliazione" (Nur-Sultan, 15 settembre 2022) | Francesco (vatican.va)

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